ANASSAGORA

Le opere sono state esposte: Palazzo Ducale, Sale dell'Esedra, Mantova, 1990; Castello dei Pio, Carpi, 1990; Complesso Monumentale S. Michele a Ripa, Roma; Palazzo dei Diamanti, PAC, Ferrara, 1991; Palazzo Crepadona, Belluno, 1991; Palazzo dei Priori, Sala del Grifo e del Leone, Perugia, 1991.

Altre Opere

Riporta Diogene Laerzio:

Anassagora di Clazomene, figlio di Egesibulo o di Eubulo, fu discepolo di Anassimene, e per primo diede alla mente la priorità rispetto alla materia: il suo libro, che è scritto in uno stile piacevole e sostenuto, comincia con questa frase: Tutte le cose erano insieme: poi sopraggiunse l'intelletto e le pose in ordine. Perciò fu soprannominato "Intelletto". ... Era superiore per nobiltà di natali e per ricchezza e anche per magnanimità di sentire, egli che cedette ai familiari le sostanze paterne. Accusato da loro di trascurarle osservò: "E perché non le curate voi?".

Alla fine se ne andò e si dette allo studio dei fenomeni naturali senza preoccuparsi degli affari politici.

Una volta uno gli domandò: "Non t'importa niente della patria?".

"Taci - rispose - m'importa e molto della patria" e indicò il cielo.

Dicono che, quando Serse passò in Grecia, avesse vent'anni, e che vivesse fino a settantadue.

Apollodoro, nella 'Cronaca', dice che nacque negli anni della 70ª Olimpiade (500-497 a.C.) e che morì nel primo anno dell'88ª (428 a.C.).

Cominciò a filosofare ad Atene quando era arconte Calliade, all'età di vent'anni, come dice Demetrio Falereo nella 'Lista degli arconti', e dicono che vi rimanesse trent'anni. Ecco quello che diceva: il sole è una massa incandescente... Questa affermazione gli costò un processo.

 

Riferisce sempre Diogene Laerzio:

Sul processo a cui fu sottoposto ci sono versioni discordanti.

Sozione nella 'Successione dei filosofi' dice che fu accusato di empietà da Cleone per aver detto che il sole è una massa incandescente: difeso da Pericle, che era stato suo discepolo, fu condannato ad una multa di cinque talenti e all'esilio.

Satiro nelle 'Vite' sostiene che l'accusa fu presentata da Tucidide, avversario della politica di Pericle; che non si trattava solo di empietà, ma anche di accordo coi Persiani; e che fu condannato a morte in contumacia...

Sembra anche che si fosse messo in urto con Democrito, dato che questi lo escluse dalle sue lezioni. Alla fine si ritirò a Lampsaco, dove morì.

 

Riporta Plutarco:

Ma chi stette moltissimo insieme a Pericle e gli dette una dignità e intendimenti più seri di quelli dei demagoghi comuni, che insomma sollevò ed elevò il valore del suo carattere, fu Anassagora di Clazomene, che i contemporanei chiamavano "Intelletto", o perché ammiravano la sua intelligenza, che nel campo delle scienze naturali appariva grande, anzi superiore, o perché per primo pose come principio ordinatore del tutto non la sorte o la necessità, ma l'intelletto puro e semplice in mezzo a tutte le altre cose mescolate, che separa le omeomerie.

 

A proposito delle omeomerie di Anassagora, riferisce Diogene Laerzio:

Gli inizi delle cose sono le omeomerie; infatti, come l'oro risulta delle cosiddette pagliuzze d'oro, così il tutto è composto di piccoli corpi omeomeri. L'intelletto è il principio del movimento.

 

Del 'Libro della natura' di Anassagora ci sono pervenuti alcuni frammenti:

Insieme erano tutte le cose, infinite per numero e per piccolezza: sì, anche la loro piccolezza era illimitata.

 

Stando tutte insieme, nessuna era distinguibile dalle altre... (dal frammento 1)

Quando la mente ebbe dato inizio al movimento, dalla massa in moto cominciarono a separarsi le cose; e tutto ciò che la mente aveva messo in movimento, si divise. Era la rotazione della massa, in fase di movimento e di scissione, a facilitare notevolmente il processo di separazione. (dal frammento 13)

 

I greci non hanno una giusta concezione del nascere e del perire; in realtà, una cosa non nasce e non perisce mai, ma si compone e si separa da cose già esistenti. Propriamente, dunque, il nascere lo dovrebbero chiamare mescolarsi e il perire separarsi. (dal frammento 17)

 

E dal celeberrimo frammento 12

Tutte le altre cose partecipano di tutto: la mente, invece, è infinita e autonoma, e non si mescola a nulla, ma è sola e chiusa in se stessa.

Se non rimanesse in se stessa e si mescolasse a qualcos'altro, fosse pure una cosa sola, perciò stesso parteciperebbe di tutte le cose.

Perché, come ho detto prima, in ogni cosa c'è parte di ogni cosa; e le cose, mescolandosi a essa, la legherebbero a sé, togliendole quel potere sulle cose che possiede quando è sola in se stessa. Perché essa è la più sottile e la più pura tra le cose: ha perfetta conoscenza di tutto e il supremo dominio di tutto e per quante cose abbiano esistenza, grandi o piccole che siano, su tutte ha potere la mente.

Tale e tanto è questo potere, che fu la mente ad avviare il processo iniziale; è diventata più grande, e diventerà sempre più grande.

Tutte le cose che si mescolano e si separano, la mente le ha conosciute; e qualunque cosa doveva essere, o è stata in passato e ora non è più, e ciò che ora esiste, e qualsiasi cosa esisterà un giorno, tutto la mente ha ordinato...

i preocratici