DEMOCRITO
Le opere sono state esposte: Palazzo Ducale, Sale dell'Esedra, Mantova, 1990; Castello dei Pio, Carpi, 1990; Complesso Monumentale S. Michele a Ripa, Roma; Palazzo dei Diamanti, PAC, Ferrara, 1991; Palazzo Crepadona, Belluno, 1991; Palazzo dei Priori, Sala del Grifo e del Leone, Perugia, 1991.
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Altre Opere
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Dice Diogene Laerzio:
Democrito, figlio di Egesistrato, o secondo altri di Atenocrito, o secondo altri ancora di Damasippo, nacque ad Abdera o, stando ad altre fonti, a Mileto. Ebbe come maestri Magi e Caldei, perché il re Serse, ospitato dal padre di lui (lo ricorda anche Erodoto), lasciò nella sua casa alcuni dei suoi sapienti: da loro Democrito, che allora era bambino, fu istruito nelle dottrine teologiche e astrologiche. Più tardi entrò in rapporti con Leucippo e, secondo alcuni, anche con Anassagora, che aveva quarant'anni più di lui... Era l'ultimo di tre fratelli; e quando venne il momento di dividere le sostanze paterne, a quanto dicono molti, scelse la parte più piccola, quella che consisteva in denaro liquido, che gli serviva per i suoi viaggi... Demetrio negli 'Omonimi' e Antistene nelle 'Successioni dei filosofi' narrano che egli viaggiò a lungo, recandosi in Egitto dai sacerdoti (per apprendere la geometria), dai Caldei in Persia e andò pure al Mar Rosso. Alcuni narrano che egli praticò i Gimnosofisti nell'India e che si recò pure in Etiopia... Sembra, a quanto dice Trasilo, che fosse un grande ammiratore dei pitagorici; ricorda anche Pitagora, e ne parla con ammirazione nell'opera a lui dedicata. Sembrerebbe che Democrito avesse preso da Pitagora tutte le sue dottrine, e che sia stato anche suo discepolo; ma la cronologia vi si oppone. Che però sia stato allievo di qualcuno dei pitagorici, lo attesta Glauco di Reggio, che era contemporaneo di Democrito; e anche Apollodoro di Cizico dice che frequentò Filolao... Quando tornò dai suoi viaggi, si trovò in miseria, perché aveva speso tutti i suoi averi: fu suo fratello Damaso a dargli aiuto nei momenti difficili... Ma una legge, racconta ancora Antistene, stabiliva che chi avesse sperperato le sostanze paterne non avrebbe avuto diritto alla sepoltura in patria: Democrito capì che rischiava di essere chiamato in giudizio davanti a gente invidiosa e favorevole alle delazioni; lesse allora pubblicamente la 'Grande Cosmologia', che è la sua opera più importante, e dopo di ciò fu compensato con cinquecento talenti, onorato con statue di bronzo e, alla sua morte in età di oltre cent'anni, seppellito a spese dell'erario...
Secondo quanto racconta Ermippo, la morte di Democrito avvenne in questo modo. Era ormai molto vecchio e prossimo alla fine, e sua sorella si affliggeva perché temeva che morisse durante la festa delle Tesmoforie, il che le avrebbe impedito di compiere il suo dovere verso la dea (Demetra), ma lui la tranquillizzò, e le disse di portargli ogni giorno del pane caldo. Egli, ogni giorno, si limitava ad accostarlo alle narici; e così riuscì a sostenersi per tutta la durata della festa; solo quando furono trascorsi i giorni delle cerimonie, che erano tre, spirò senza dare alcun segno di dolore all'età di centonove anni...
Secondo l'esame di tutti i dati tramandatici, spesso contraddittori, la nascita di Democrito potrebbe risalire al 460 a.C.
Continua Diogene Laerzio:
Le sue dottrine sono le seguenti. Princìpi di tutte le cose sono gli atomi e il vuoto, e tutto il resto è apparenza soggettiva; vi sono infiniti mondi, generati e corruttibili; nulla nasce da ciò che non è, nulla può perire e dissolversi in ciò che non è. Gli atomi sono infiniti nella grandezza e nel numero, e si muovono nel cosmo girando vorticosamente: è così che si generano tutti gli aggregati, e cioè fuoco, aria, acqua e terra. Queste sostanze sono raggruppamenti formati ognuno da atomi di un particolare tipo; gli atomi, invece, non sono scomponibili né modificabili, a causa della loro compattezza... Tutto avviene secondo necessità: egli chiama necessità quel movimento vorticoso che produce, appunto, il formarsi di tutte le cose.
Lo scopo ultimo della vita è la tranquillità dell'animo: essa non è la stessa cosa del piacere, come hanno creduto certi che non avevano capito bene, ma è quella situazione in cui l'animo è calmo ed equilibrato, non turbato da paura, da timore superstizioso degli dèi o da qualsiasi altra passione.
Anche Simplicio riporta la dottrina di Democrito:
(Come già Leucippo) anche il suo discepolo Democrito di Abdera pose come princìpi il pieno e il vuoto; il primo lo chiamava "ciò che è", il secondo "ciò che non è". Tutti e due, considerando gli atomi come la materia che costituisce tutte le cose esistenti, fanno derivare ogni cosa dalle differenze tra gli atomi. Tali differenze sono tre: misura, direzione, contatto; che è come dire figura, posizione e ordine. Essi ritengono, infatti, che per natura il simile si senta attratto dal simile: in tal modo le cose dello stesso genere sono spinte le une verso le altre e ciascuna, inserendosi in un altro ordine, produce una nuova disposizione. Ne consegue che essi promettono di spiegare plausibilmente le sostanze, le loro modificazioni, l'origine e il modo della loro generazione, partendo proprio dal presupposto che i princìpi sono infiniti; e arrivando addirittura a sostenere che solo considerando infiniti gli elementi sarà possibile dare una ragione a ogni avvenimento. L'asserzione che infinite sono le forme degli atomi essi la fondano sul fatto che non c'è ragione che qualcosa sia in un modo piuttosto che in un altro: questa sarebbe la causa della suddetta infinità.